Messaggio di aprile del Presidente Internazionale K.R. Ravindran

Molti anni fa, a Calcutta, ho incontrato Madre Teresa. Era una donna straordinaria, con una personalità incredibilmente forte. Quando camminava per la strada la folla si separava come il Mar Rosso. E tuttavia se si citavano le cose straordinarie che aveva fatto, quasi si tirava indietro. Se le si chiedeva quale fosse il suo maggiore successo, era capace di rispondere che era un’esperta nel pulire i gabinetti.

Questa risposta era al tempo stesso una battuta e un’affermazione estremamente seria. Era la sua missione aiutare gli altri: se i bagni dovevano essere puliti, lo faceva. Non c’erano lavori troppo umili: il suo compito era aiutare chi ne aveva bisogno, e non c’era niente di più importante o più elevato.

Così, quando un signore elegantemente vestito si presentò a Calcutta in cerca di Madre Teresa, le suore che gli aprirono la porta gli dissero che era tornata a casa a pulire i gabinetti. Gli indicarono la strada e fu infatti così che la trovò, nei bagni a fare le pulizie. La Madre lo salutò, immaginandosi che fosse venuto a fare del volontariato, e cominciò a spiegargli come tenere correttamente lo scopino del water e pulire senza sprecare acqua. Poi gli mise in mano lo scopino e se ne andò, lasciandolo sui due piedi, con il suo vestito costoso, solo nei gabinetti.

Dopo qualche tempo il gentiluomo uscì, trovò di nuovo Madre Teresa e le disse: “Ho finito; posso parlarle ora?” “Ma certamente”, fu la risposta. Il tizio tirò fuori una busta dalla tasca. “Madre Teresa”, le disse, “sono il direttore generale della Compagnia aerea e questi sono i suoi biglietti: volevo portarglieli di persona”.

Finché visse, il direttore raccontò questa storia, sottolineando come quei venti minuti passati a pulire i gabinetti gli diedero una delle soddisfazioni più grandi – perché aiutando Madre Teresa nel suo lavoro era entrato lui stesso a farne parte. Per quei venti minuti si era occupato degli ammalati esattamente come lei: con le sue mani, con il suo sudore.

Ed è proprio questo che ci offre il Rotary. Non faremo come Madre Teresa – non lasceremo la nostra vita, le nostre case, le nostre famiglie. Ma per venti minuti, venti ore, venti giorni all’anno possiamo essere come lei.

Possiamo fare il lavoro che altri non fanno, con le nostre mani, il cuore, il sudore e la nostra devozione, consapevoli che questo è il lavoro che più conta al mondo.