Messaggio di luglio del Presidente Internazionale Mark Daniel Maloney
Io amo viaggiare! Mi piace persino il semplice e banale processo di spostarmi da un posto all’altro. Però l’anno scorso mia moglie Gay e io abbiamo vissuto un’esperienza di quelle che metterebbero a dura prova l’ottimismo anche del più entusiasta dei viaggiatori. Sei ore da aspettare, in un aeroporto in cui non avremmo dovuto essere, in un giorno in cui non avevamo programmato di essere ancora in viaggio, dopo esserci svegliati al mattino in un albergo che la sera prima ignoravamo che esistesse. Una di quelle giornate.
Era l’aeroporto internazionale John F. Kennedy di New York, e per ingannare l’attesa Gay e io avevamo fatto un giro per guardare la gente. Abbiamo percorso il terminal da un capo all’altro, avanti e indietro, osservando a ogni uscita d’imbarco, per le tante destinazioni, i gruppi di persone in attesa del proprio volo.
Ogni uscita era un’isola di umanità a sé stante. Quando camminavamo al centro del grande atrio del terminal, eravamo a New York, ci muovevamo insieme a tutti gli altri in uno stesso fiume. Ogni volta che qualcuno si staccava e andava a sedersi su uno di quei sedili, però, lasciava la corrente e finiva su un’isola. Era già a Delhi, o a Parigi, o a Tel Aviv.
All’inizio della passeggiata, ho pensato: “Tutta questa gente, così diversa, da tanti Paesi diversi, tutti nello stesso posto. È come il Rotary!”. Ma poi, mentre passavamo vicino alle uscite, uno dopo l’altro, mi sono reso conto che non era affatto come il Rotary, per niente. Perché in quel fiume ognuno si dirigeva verso un’isola. E ogni isola restava un’isola. Le persone che andavano a Taipei parlavano fra loro, forse, ma non parlavano con chi andava a Lagos o al Cairo.
Che differenza con il Rotary! Il Rotary ci permette di connetterci l’uno con l’altro, in modo profondo e significativo, superando le nostre differenze. Ci connette con persone che altrimenti non avremmo mai incontrato, e che poi sono come noi, molto più di quanto potevamo mai sapere. Ci connette con le nostre comunità, con tante opportunità professionali, e con la gente che ha bisogno del nostro aiuto.
È la connessione che rende l’esperienza del Rotary così diversa da quella passeggiata nell’atrio dell’aeroporto JFK. Nel Rotary, nessuno di noi è un’isola. Tutti stiamo nel Rotary insieme, chiunque uno sia, da qualunque posto venga, qualunque lingua parli e quali che siano le tradizioni che segue. Siamo tutti connessi l’un l’altro – parte della nostra comunità e soci non solo dei nostri club, ma anche della comunità globale a cui apparteniamo tutti.
Questa connessione è ciò che sta al cuore dell’esperienza del Rotary. È ciò che ci porta al Rotary. È il motivo per cui ci restiamo. Vi invito ad unirvi ai vostri amici nel Rotary, in questo viaggio in cui Il Rotary connette il mondo.